FAQ

E’ possibile avere una carie senza dolore? Perché è importante la cura dei denti da latte? Le otturazioni in amalgama sono tossiche? Quanto durano gli impianti dentali? C’è il rischio di rigetto? Che differenza c’è tra perno e impianto dentale?

Ecco le risposte alle domande che ci vengono poste più frequentemente.

le vostre domande

otturazione
pedodonzia
impianti
protesi

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otturazione

Certo che si!
Tuttavia, si consiglia di aspettare che passi l’effetto dell’anestesia, in modo da riacquisire la sensibilità dei tessuti ed evitare lesioni involontarie (mordersi la guancia). Inoltre si suggerisce la consumazione di bevande o alimenti non eccessivamente caldi o freddi in quanto il dente otturato può restare sensibile per alcuni giorni.

Accade spesso che ci troviamo a intervenire su denti asintomatici. Tuttavia assenza di sintomo non significa assenza di patologia. Alle volte la carie è ben rappresentata ma il paziente non ha sensibilità alcuna su quel dente. Quando andremo a rimuovere il tessuto carioso, si romperà un equilibrio mantenuto fino a quel momento. Ciò comporterà comparsa di sintomi quali sensibilità al caldo e freddo fino al dolore spontaneo.

Similmente può accadere in caso di granuloma silente sopra dente devitalizzato. Perché il granuloma guarisca sarà necessario pulire i canali radicolari, ma ciò andrà a rompere un equilibrio creatosi fra organismo e fonte di infezione, producendo un dolore momentaneo che andrà naturalmente scemando in breve tempo.

Certo che sì.  Se si tratta di carie superficiale dello smalto, questa non dà normalmente nessun sintomo.

Se si tratta di carie che interessa oltre lo smalto anche la dentina, questa può non dare sintomo alcuno fino a che non diventa molto profonda o in altri casi può essere avvertita con la sensibilità al caldo, al freddo e alle sostanze zuccherine o acide dell’alimentazione.

Se si tratta di carie che coinvolge la polpa (ossia di carie molto estesa che arriva fino alla camera pulpare), nella stragrande maggioranza il dolore è ben presente. Ci sono dei casi però, di persone che in questa fase non manifestano grossi sintomi. In questo caso è necessario comunque devitalizzare il dente.

La risposta è sì: i denti devitalizzati possono cariarsi. La carie è una patologia dei tessuti duri che su un dente vitale può creare sintomatologia, mentre su un dente devitalizzato è subdola, perché non dà sintomi. Può così progredire indisturbata causando la perdita di quantità abbondanti di tessuto dentale fino a provocare l’estrazione dell’elemento. Per questo motivo è bene eseguire periodiche radiografie di controllo: in questo modo, si possono intercettare le carie in fase precoce, rendendo la terapia meno invasiva e più economica.

La diga è un mezzo che usiamo per isolare il campo operatorio, che nel nostro caso è rappresentato da uno o più denti. Questo atto ha diversi vantaggi:

  • isolare il campo operatorio significa vedere bene solo quello che è utile vedere, senza essere disturbati dallo sfondo. È possibile illuminare bene. Tutto ciò migliora le prestazioni dell’operatore.
  • il cavo orale viene isolato dalla parte operativa. Questo è un vantaggio per il paziente, perché in bocca non ci sarà acqua e non c’è rischio di ingestione di strumenti o liquidi irritanti usati nelle cure canalari.
  • è rilevante nel caso delle cure canalari. L’intento di queste ultime è la disinfezione dei canali che è impossibile se il dente è a contatto con la saliva in cui son presenti batteri.
  • altrettanto rilevante nelle otturazioni. L’umidità della saliva compromette le prestazioni delle resine composite rendendole meno precise e più porose.

Proviamo a immaginare un molare come un cubo. La faccia appoggiata alla gengiva non è lavabile. Tre facce vengono pulite bene con lo spazzolino. Le 2 facce a contatto con i denti adiacenti possono essere pulite solo con il filo. Non passare il filo interdentale significa avere i due quinti dei denti non puliti, poco meno della metà.

Va ricordato che dopo i 15/20 anni è la zona interdentale quella dove maggiormente iniziano le carie.

In seguito, è sempre in quest’area che insorge gengivite che, se non intercettata, si sviluppa in malattia parodontale con insorgenza di tasche.

Il filo interdentale e spazzolino correttamente usati restano sempre il mezzo più duttile ed economico per ottenere una completa igiene orale e una prevenzione corretta delle patologie odontoiatriche.

L’uso del filo richiede una certa dose di manualità che non va mai data per scontata. L’igienista dentale svolge un ruolo importante nell’educare il paziente a questa sana abitudine e nel motivarlo a mantenerla.

L’amalgama si otteneva miscelando una polvere di metallo ad alto contenuto di argento con il mercurio. In questo modo l’amalgama aveva una fase plastica che permetteva di adattarla alla cavità preparata sul dente. L’indurimento avveniva in buona parte entro la prima ora, ma terminava del tutto dopo 24 ore. Era questo il momento di massima tossicità dell’amalgama in quanto la sua instabilità comportava rilascio di mercurio. Una volta stabilizzata, il rilascio di mercurio continuava in funzione della quantità di otturazione consumata con la masticazione.

Riteniamo quindi che nel caso le otturazioni grigie siano molte, possano essere presenti depositi di mercurio nel corpo.

Nel caso si decida per la sostituzione, è importante come avviene. Mano a mano che si fresa l’otturazione, possono svilupparsi vapori di mercurio che vengono respirati sia dal paziente che dall’operatore. Inoltre la polvere prodotta dalla rimozione può venire ingerita dal paziente. È per questo motivo che è necessario eseguire questa operazione dopo aver montato la diga per isolare il dente dalla bocca (la polvere di amalgama resta all’esterno della bocca), con irrigazione abbondante per raffreddare associata ad aspirazione potenziata.

pedodonzia

I denti da latte, quando colpiti da processo carioso devono esser curati per due motivi: in primis, possono causare dolore tanto quanto un dente definitivo; il processo carioso nei bambini è molto più rapido, perché i denti decidui hanno una camera pulpare più ampia e di conseguenza il tessuto duro soprastante ha una spessore ridotto. Il rischio di infezione della polpa è molto elevato, così come è alta la probabilità che si formino ascessi o fistole dolorose.

Il secondo motivo per cui la cura dei denti da latte è importante, è quello di ridurre il rischio di compromettere la corretta eruzione dei denti permanenti. Infatti i molaretti che dovrebbero permanere fino agli 11-12 anni, se persi precocemente a causa di una carie, lasceranno uno spazio vuoto che sarà occupato dagli altri denti già presenti nella bocca impedendo al dente sottostante di uscire in modo corretto (e di conseguenza la necessità di sottoporsi successivamente a cure ortodontiche).

Eventualità che accade di frequente. Gli incisivi centrali inferiori sono i primi a essere cambiati. Accade che dei denti che dovranno occupare uno spazio adeguato nella mandibola adulta risultino ingombranti in una mandibola di un bambino di 6 anni. Per farsi posto, devon trovare strategie, magari “crescendo in doppia fila”.

Purtroppo sì. Accade anche alla polpa dei denti da latte di “morire”, andare in necrosi. Da ciò può insorgere un’infezione che il più delle volte si sviluppa come vescichetta in corrispondenza del dente da latte che si trasforma in una fistola da cui esce materiale purulento. In alcuni casi, il processo è più acuto per cui anche il bambino può presentare evidente gonfiore a livello della guancia.

impianti dentali

Il titanio, il metallo di cui son fatti gli impianti dentali, non viene riconosciuto come estraneo dal corpo, viene accettato come se ne facesse parte. Infatti è utilizzato per le protesi ortopediche. Quindi possiamo affermare che non esiste il rigetto per l’impianto.

I problemi che possono insorgere sono:

immediati: dopo l’intervento, associati a qualcosa che è sfuggito al controllo durante l’intervento

ritardati: insorgono quando gli impianti dentalivengono messi in masticazione, se incorrono in sovraccarico possono presentare problemi di integrazione con l’osso.

Va ricordato che se non sono correttamente mantenuti igienicamente sia dal paziente sia con l’igiene professionale, possono incorrere in peri-implantite, in tutto simile alla malattia parodontale del dente ma più veloce nel decorso.

Quando un impianto dentale si è integrato con l’osso non c’è limite alla sua durata, purchè il paziente mantenga un’adeguata igiene orale e si sottoponga a controlli periodici.

L’intervento di chirurgia implantare (impianti dentali) è di norma ben tollerato dai paziente. Gli anestetici locali normalmente utilizzati sono generalmente efficaci nel controllo del dolore durante le fasi operatorie.

Nel caso di interventi più estesi, è possibile ricorrere alla sedazione cosciente. In questo caso il paziente, pur non avendo nessuna sensibilità al dolore ed essendo sedato, riesce a rispondere alle richieste del medico.

I perni sono strutture in metallo fuso, che vengono cementate nel canale radicolare del dente.
Gli impianti dentali invece sono costituiti da viti filettate cave, che vengono inserite nell’osso alveolare.

protesi

Nel caso la frattura sia all’interno della ceramica, sarà sufficiente lucidare la zona di ceramica esposta.

Nel caso la ceramica di una corona si scheggi esponendo il metallo, esistono dei sistemi che ci permettono di creare adesione fra ceramica e resina composita, materiale usato per il restauro. Tuttavia, il risultato non sarà ottimale come quando la ceramica era integra, perché si tratta di un rattoppo in un punto che per qualche motivo ha già visto il fallimento. Vale la pena provare a riparare la prima volta, se il problema si ripresenta sarà necessario pensare a una soluzione alternativa.

Il ponte dentale che usiamo in odontoiatria è meccanicamente simile a quello costruito dagli ingegneri. Si tratta di due pilastri alle estremità che portano una travata più o meno lunga sospesa sul vuoto, nel nostro caso sulla gengiva. Nel caso del ponte odontoiatrico, i pilastri vengono rimpiccioliti, il ponte dentale sagomato sulla loro forma per poi essere cementato sui pilastri.

Gli elementi portanti del ponte dentale e i denti limati combaciano come due pezzi di puzzle con precisione micrometrica.

Nel caso insorga carie su un dente pilastro, sarà necessario asportare il tessuto malato e fare una nuova ricostruzione. Ciò significa che la nuova forma del dente pilastro non combacerà con il corrispondente del ponte dentale.

Per questo, il più delle volte, sarà necessario rifare il lavoro protesico.

La protesi totale (chiamata dentiera) è stabile se si crea, nel posizionarla, un effetto suzione. Proprio come farebbe un ventosa sul vetro, schiacciandola sulle mucose escono aria e acqua creando pressione negativa fra base protesica e mucose. Questo meccanismo dipende da vari fattori.

Per stabilizzarla ulteriormente, gioca un ruolo molto importante un’occlusione ben equilibrata fra dente superiori e inferiori. Ogni volta che il paziente unisce i denti, l’occlusione corretta aiuta a posizionare bene le basi protesiche. Se le destabilizza, andrebbe modificata. In generale, c’è una buona possibilità di ottenere stabilità per l’arcata superiore, mentre per quella inferiore inferiore è più difficile specialmente a causa della mobilità della lingua.

Il terzo inferiore del viso è strettamente correlato alle strutture di supporto sottostanti che sono ossa mascellari e denti.

Fondamentalmente, sono due i parametri che influiscono sui tessuti di questa parte del viso.

Il primo è la dimensione verticale, ossia la distanza che c’è fra il mascellare superiore e inferiore quando i denti sono in contatto. Quando questa diminuisce (a causa di usura delle superfici masticanti dei denti posteriori o per perdita dei denti), i mascellari si avvicinano. Per capire le conseguenze di questo evento basti pensare all’aspetto degli anziani quando non portano la dentiera: gli angoli della bocca scendono verso il basso, i solchi naso-labiali si approfondiscono, il labbro superiore e inferiore rientrano perché non più sono supportati e il solco mentale si approfondisce. Riassumendo, il terzo inferiore del viso diminuisce in altezza e i tessuti si rilassano risultando in un aspetto invecchiato.

Il secondo parametro che influisce sul profilo è il volume occupato dagli incisivi superiori.

Se son inclinati leggermente verso l’esterno e ben distribuiti daranno un supporto al labbro superiore mantenendolo tonico. Se sono un po’ rientranti e l’arco su cui sono distribuiti è stretto, il labbro manca di supporto ed è più rilassato.

Nel caso di perdita degli incisivi superiori si verifica anche il riassorbimento dell’osso mascellare in questa zona, venendo a mancare abbondantemente il volume di supporto.

Quindi possiamo asserire che è vero anche il contrario. Il corretto intervento odontoiatrico, ristabilendo la giusta dimensione verticale e il supporto del labbro, apporterà sostanziali benefici ai tessuti peri-orali e alla naturalezza del sorriso, molto più di quello che sa dare la chirurgia estetica e/o filler vari.